? un gruppo delle persone che, essendo in Italia per motivi di lavoro, hanno scelto un particolare stile di vita: “Vita Comunitaria nella Chiesa”. Cosi, vivendo secondo i principi cristiani, abbiamo voluto mantenere le nostre tradizioni ucraine che sono molto legate alla vita religiosa.
Pur avendo come Cappellano un sacerdote cattolico, la comunit? ? aperta a tutti nelle sue attivit?, sia religiose che laiche.
La Comunit? ? disposta alla collaborazione con altre strutture sociali purch? il loro scopo sia secondo i principi cristiani; sostiene molto le iniziative che sono al servizio dei popoli italiano e ucraino.
Chiesa cattolica ucraina di rito bizantino-ucraino
Nell’organizazione della comunit? ucraina in Genova hanno il merito particolare i fedeli di rito bizantino che hanno voluto radunarsi insieme sotto la cura pastorale di un sacerdote. Tra qualche tempo la providenza del Signore manda un sacerdote cattolico di rito bizantino. Forse per questo mottivo la comunit? viene chiamata greco-cattolica.
Nella usanza del popolo e nel territorio di Ucraina viene usato il nome «Chiesa greco-cattolica ucraina» ma secondo i principi di Diritto canonico per le Chiese Orientali bisogna usare il nome che corrisponde alle caratteristiche particolari della Chiesa «sui iuris». Quindi bisogna seguire il termine ufficiale della Chiesa “Chiesa cattolica ucraina di rito bizantino-ucraino”.
Bisogna tener conto che nella comunit? ci altri cristiani che non appartengono alla Chiesa cattolica ma desiderano ricevere il sostegno spirituale e morale vivendo la vita comunitaria.
Siamo cattolici?
S?, perch? facciamo parte della Chiesa cattolica.
Siamo ortodossi?
S?, perch? abbiamo fede ortodossa secondo il concillio Niceo nell 787.
Esiste la diferenza tra noi ed altri cattolici in Italia?
Si, ? il rito che fa la diferenza. Abbiamo il rito bizantino, portato insieme con la Divina oppera di evangilizazione nell’anno 988 dai sacerdoti bizantini da Constantinopoli.
Le origini della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina si trovano nel battesimo della Rus’ di Kyiv nel 988. Ricevendo il dono del battesimo da Bisanzio, la Chiesa di Kyiv eredito anche il suo rito.
Il rito nella concezione contemporanea, secondo il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (can. 28) e “il patrimonio liturgico, teologico, spirituale e disciplinare – diverso secondo la cultura e le circostanze storiche dei popoli – il quale si manifesta nel modo di praticare la fede” proprio per ogni Chiesa. Le Chiese Cattoliche Orientali, tra le quali la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina e la piu grande, provengono, oltre da quella bizantina, dalle seguenti tradizioni: alessandrina, antiochena, armena e caldea. Siccome i popoli che ricevevano il battesimo dal Bisanzio adattavano il rito bizantino alle proprie circostanze, rendendolo irripetibile, si parla del rito bizantino-ucraino e di altri.
Come nelle altre famiglie liturgiche cristiane, il rito bizantino abbraccia: la Divina Liturgia (Eucaristia), i sacramenti del battesimo, della cresima, del matrimonio, degli infermi, della riconciliazione e dell’ordine; la liturgia delle ore- lodi, vespri e le preghiere delle ore; l’anno liturgico con i cicli delle feste fisse e quelle mobili; le benedizioni e le santificazioni varie.
La culla del rito bizantino e Costantinopoli. In essa nel corso dei secoli si e creata una sintesi, per la quale nel IV secolo il punto di partenza fu il rito di Antiochia. Alla fine del IV secolo il rito di Costantinopoli comincia ad avere un carattere stazionale che avra un’influenza definitiva sulla forma della Divina Liturgia. L’essenza del rito e nel fatto che il luogo nel quale si svolge l’atto liturgico e la citta: le sue strade, le piazze e la chiesa concreta-stazione alla quale e indirizzata tutta la comunita per celebrarvi l’Eucaristia. Queste numerose preghiere stazionali lasciarono un segno duraturo sulla Divina Liturgia e sulle altre celebrazioni della tradizione bizantina.
La Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo, come tutte le altre Eucaristie cristiane, e composta di due parti: Liturgia della Parola e Liturgia del Sacrificio. Prima della Liturgia della Parola il sacerdote celebra la Proskomydia: all’altare laterale, senza la partecipazione dei fedeli, prepara i doni del pane e del vino. La Liturgia solenne con partecipazione di un vescovo comincia con la benedizione dei quattro punti cardinali con due candelabri: uno a tre candele in onore della SS. Trinita ed un altro a due, in onore delle due nature di Gesu Cristo. Poi comincia l’ektenia chiamata “grande” o “della pace” dopo la quale vengono cantate le antifone, cioe i salmi con dei ritornelli. All’inizio della terza antifona (nella Liturgia abbreviata e cronologicamente la seconda) si svolge cosiddetta “Entrata Minore”: il diacono che porta il Vangelo e dietro a lui tutti i sacerdoti dal presbiterio e si mettono davanti alla “Porta regale” – la porta principale dell’iconostasi. Questa processione e un resto rituale dell’entrata reale nella chiesa che avveniva nel tempo delle preghiere stazionali costantinopolitane. La processione, dopo aver cantato le antifone, si metteva davanti alle porte della chiesa dove il vescovo diceva la preghiera dell’entrata. Subito dopo tutti entravano nella chiesa, il vescovo prendeva il posto nell’abside, benediceva i fedeli e cominciava la lettura del Vangelo. Cosi in una delle sue prediche alla fine del IV sec. dell’inizio della Divina Liturgia racconta S. Giovanni Crisostomo, il quale essendo passato a Costantinopoli da Antiochia porto con se antica anafora degli Apostoli che oggi porta il nome del santo. Questa antica introduzione alla lettura del Vangelo, conservatasi nel rito ucraino, era preceduta dal canto dei troparia: inni dedicati all’avvenimento o alla persona ricordata nella Liturgia; e dal trisaghion.
La lettura della Sacra Scrittura nell’Eucaristia bizantina oggi abbraccia soltanto il Nuovo Testamento. Dopo l’Apostolo, cioe le Lettere o gli Atti degli Apostoli, viene cantato l’Alleluia. Il Vangelo, l’omelia e la Litania della preghiera intensa, che e una forma di preghiera per varie intenzioni, concludono la Liturgia della Parola.
La Liturgia del Sacrificio viene iniziata dal solenne trasporto dei doni del pane e del vino: la cosiddetta “Grande Entrata”. A Costantinopoli essa era l’ingresso reale alla chiesa della processione con i doni che venivano preparati per la Liturgia nell’edificio che si trovava vicino alla chiesa ed era usato come la sagrestia odierna. Il momento del trasporto dei doni e accompagnato dal “Canto dei Cherubini”, l’inno nel quale si manifesta l’interpretazione tipica per la tradizione bizantina della liturgia terrena come “concelebrazione” con gli angeli della liturgia celeste. Il contenuto dell’inno ha relazione con le parti seguenti della Liturgia: l’Anafora e la Comunione, questo e il senso delle parole di “ricevimento del Re di tutti”.
Dopo la deposizione dei doni sull’altare e una breve litania segue “il bacio di pace”, riservato oggi al solo clero, e viene cantato il Simbolo della fede Niceno-Costantinopolitano. La sua introduzione (ed anche di alcuni altri elementi come ad esempio “Figlio Unigenito” nella Liturgia della Parola) nella Divina Liturgia aveva un carattere apologetico: fu una reazione a varie eresie che minacciavano la purezza della fede. L’esortazione del diacono alla vigilanza e la benedizione, tratti dalla Lettera ai Corinzi, iniziano l’Anafora. Nella sua struttura ci sono tutti gli elementi presenti nelle altre preghiere eucaristiche. L’epiclesi, cioe la preghiera per la discesa dello Spirito Santo sui fedeli riuniti e per la trasformazione dei doni del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, e pronunciata dal sacerdote dopo le parole dell’istituzione dell’Eucaristia. Nell’Anafora e molto evidente, dal punto di vista ideale, il risultato negativo dell’evoluzione della Divina Liturgia bizantina: gran parte delle preghiere il sacerdote le dice segretamente, mentre i fedeli cantano gli inni liturgici. In questo modo soltanto una parte del tesoro spirituale della Chiesa arriva ai laici.
La Comunione e preceduta da due litanie e dal “Padre Nostro”. Nella tradizione bizantina tutti i partecipanti dell’Eucaristia fanno la Comunione sotto le due specie del Corpo e del Sangue. L’introduzione alla comunione e una preghiera suggestiva nella quale sono presenti le parole dell’ “oggi” liturgico: si prega Cristo di accogliere la persona che fa la comunione come partecipe all’Ultima Cena.
Dopo il rito della comunione, il celebrante benedice i fedeli con il calice e canta la litania di ringraziamento. La preghiera “zaamvonna” (di “dietro ambone”) precede l’esortazione “Usciamo in pace!”. Queste parole una volta riguardavano l’uscita reale dal presbiterio dietro l’ambone, situato al centro della chiesa. Dopo questa preghiera il clero in processione andava alla sagrestia menzionata sopra. In questo modo la Divina Liturgia finiva li dove iniziava (con la preparazione dei doni). Nella pratica odierna essa, come le altre celebrazioni bizantine, finisce con la benedizione e la preghiera finale, nella quale sono sempre presenti le parole sul nostro Dio vero, Cristo Filantropo.