Per capire lo sviluppo contemporaneo della vita religiosa in Ucraina, incluso quello della Chiesa greco-cattolica, е’ importante comprendere la sua storia e soprattutto il dramma del XX secolo – una storia di terrore e di trauma a causa della deliberata persecuzione religiosa.
In breve facciamo questo passaggio storico per dar la possibilitа’ di entrare nel contesto e scoprire perchе’ la proposta pastorale deve avere una dimensione particolare.
Secondo la tradizione antica l’Apostolo Andrea ha predicato il Vangelo nella regione del Mare Nero. Pochi anni dopo Papa Clemente (88-97) venne deportato dall’imperatore Traiano in Crimea dove giа’ c’erano circa 2.000 cristiani. Sotto il regno del Principe Igor (914-945) i cristiani erano giа’ numerosi ed significativo come che sua moglie Olga, divenuta, alla morte di Igor, reggente del principato (945-957), si fece battezzare e mantenendo contatti sia con Costantinopoli sia con l’Imperatore di Germania Ottone I, al quale aveva chiesto di inviare a Kyiv un vescovo per l’evangelizzazione dei sudditi del principato. Furono perо’ prevalentemente i missionari di Costantinopoli ad introdurre il cristianesimo nella Rus’ di Kyiv.
La presenza del cristianesimo viene considerata, nel territorio dell’Ucraina, contemporanea gia` al IX secolo ma ufficialmente nello stato Rus Kyiv solo nel quando nel X sec. (anno 988) il granduca Volodymyr il Grande battezzo’ la Rus’ di Kyiv, che allora si estendeva dal mare Baltico al Mar Nero. Volodymyr comincio’ a capire che per uscire verso le culture europee e quella greca e per rimanere uno stato forte era bisogno di unificazione politica tra le sparse ed inquiete tribu’. Una delle possibili soluzioni e’ stata la decisione di un unico capo, che avesse sotto di se’ un’unica religione unitaria. E che cambiasse radicalmente il suo stile di vita personale e la sua visione sociale: fu Rus’ di Kyiv che divenne il centro spirituale del cristianesimo slavo, per molti secoli.
E’ interessante il fatto che il battesimo di Kyiv Rus’ nel 988 avveniva quando la divisione tra le Chiese di Costantinopoli e Roma non c’era ancora, per cui si pu’ affermare che la Chiesa di Kyiv Rus’ ancora dal suo l’inizio era cattolica. I rapporti tra Roma e Bisanzio si interruppero nel 1054, la Chiesa di Kyiv intrattenne relazioni con Roma, seppure con qualche pausa.
Al tempo del successore di Volodymyr, figlio di Iaroslav il Saggio (1015-1054), il cristianesimo nel rito bizantino e in lingua slava continua a diffondersi in tutto il Paese, e su basi cristiane fu edificata la legislazione e la vita pubblica. Da questo periodo comincia lo sviluppo del cristianesimo nella Rus’ di Kyiv ma nell’anno 1169 ha inizio la decadenza quando il duca Andrei Bogoliubskii piombo’ su Kyiv e, dopo averla devastata, si ritiro’ al nord delle sue terre. La cronaca di questo tempo dice cosi’: “Non vi fu pieta’ per nessuno. Le chiese furono bruciate i cristiani furono trucidati e i sopravissuti portati in schiavit?”.
Frattanto nel 1240 Kyiv era stata presa e saccheggiata dai tartari, perdendo cosi la sua posizione di centro degli slavi orientali. La Galizia fu conquistata nel 1341 da Casimiro III, mentre la Volynia e tutto il territorio alla destra del fiume Dnipro fino a Kyiv fu conquistata nello stesso XIV secolo dai granduchi di Lituania. Nei secoli successivi le parole: “divisione”, “conquista”, “separazione”, “distruzione” erano molto usate. Bisogna dire che in quel tempo forte era il binomio: trono-altare.
Avere la religione propria significava avere una certa indipendenza. Questo sottolinea molto la nascita della metropolia e poi del patriarcato di Mosca. L’Ucraina dal conto suo era stata in mezzo tutti i giochi politici. Percio’ i problemi all’interno delle chiese ortodosse, la distruzione con il tempo della metropolia di Galizia, le guerre interiori e, poco dopo, gli influssi delle riforme calvinista e luterana, il pericolo dei paesi vicini, che con il sopruso imponevano la propria cultura: il mondo religioso ortodosso moscovita (attuale Russia) e latino della Polonia.
Tutto cio’ spingeva la nobilta’ e la borghesia ucraina a pensare ad una soluzione circa il pericolo di perdere la nazione. In tutto quello che ha vissuto in questo periodo l’Ucraina, non ha permesso lo sviluppo religioso e culturale.
Possiamo dire che una Chiesa, una nazione tra Oriente e Occidente, tra Moscovia e Polonia, lottava per la sua liberta’ anzi per la sua vita. Era chiaro, che lottare con le sole proprie forze non era possibile, cosi’ era necessaria – l’ “unione” ma con chi?
La protezione fu chiesta alla Chiesa cattolica di Roma. Per la nazione ucraina questo garantiva la protezione dalla latinizzazione e dalla russificazione perche’ le condizioni erano il rispetto all’identita’ della Chiesa locale. Nella storia della Chiesa cattolica e’ di grande valore il fatto questo giusto desiderio sia stato rispettato e che l’Atto di Unione non abbia significato il passaggio alla tradizione latina, come pure alcuni pensavano dovesse avvenire: la loro Chiesa vide riconosciuto il diritto di essere governata da una propria gerarchia con una specifica disciplina e di mantenere il patrimonio liturgico e spirituale orientali.
Cosi’ nel 1596 a Brest i Vescovi della Metropolia di Kyiv ristabilirono la comunione con Roma e attraverso l’Atto d’unione. Da questo momento la Chiesa ucraina di rito Bizantino fu chiamata dalla parte degli ortodossi “gli scismatici della fede ortodossa” oppure “uniati”.
Dopo l’Unione, la Chiesa greco-cattolica ucraina visse un periodo di fioritura delle strutture ecclesiastiche, con riflessi benefici sulla vita religiosa, sulla formazione del clero, sull’impegno spirituale dei fedeli. Grande importanza fu attribuita, all’educazione. Con il prezioso contributo dell’Ordine basiliano e d’altre Congregazioni religiose, mirabile incremento fu dato allo studio delle discipline sacre e della cultura della patria.
All’inizio del XX secolo la Chiesa greco-cattolica viveva un’altro periodo della sua fioritura; nella Galizia ebbe come Pastore il Metropolita Andrej Septyckyj (1901-1944): egli fu guida spirituale durante le due Guerre Mondiali e i sette cambiamenti di regime politico, tra cui quello nazista e comunista. Il suo instancabile ministero pastorale, la sua difesa dei diritti del popolo, i suoi sforzi caritativi ed ecumenici, resero la Chiesa un’istituzione influente nella societa’ dell’Ucraina occidentale.
Nel XX secolo in Ucraina, secondo stime approssimative, circa 17 milioni di persone morirono di morte violenta o innaturale. La guerra alla religione era l’ideologia del regime comunista: gli edifici ecclesiastici vennero distrutti, bruciati, profanati; sacerdoti e fedeli ortodossi e cattolici vennero fucilati o arrestati e deportati nei gulag siberiani. Essere greco-cattolico significava essere nemico del popolo sovietico, perche’ la Chiesa sosteneva l’idea della liberazione del popolo da qualsiasi forma di schiavitu’ soffrendo anche con la gente. Il governo sovietico conoscendo cosi’ la pericolsita’ dell’attivita’ della Chiesa impiego’ tutte le sue energie distruggerla.
Il 9 e il 10 marzo 1946 si tenne il cosiddetto «Sinodo di Lviv», nella Cattedrale di san Giorgio dove le autorita’ sovietiche convocarono un’assemblea di soli 216 sacerdoti sotto la minaccia delle armi, mentre la gerarchia greco-cattolica si trovava in prigione o in clandestinita’. In quella occasione venne revocata l’Unione di Brest, cioe’ il Sinodo con il quale la Chiesa greco-cattolica era venuta alla comunione con la Chiesa di Roma la Chiesa greco-cattolica venne forzatamente «riunita» alla Chiesa ortodossa russa. Solo la Chiesa latina rimase con un piccolo numero di comunita’ strettamente controllate.
La vita della Chiesa greco-cattolica non finiva pero’ con questa “unione”, ma continuava a vivere nelle catacombe svolgendo il servizio pastorale senza una struttura ufficiale. Cos? i fedeli ucraini sperimentarono con la propria vita il significato di essere perseguitati per la fede come i primi cristiani.
Con l’inizio della «perestroika», la Chiesa greco-cattolica inizio’ ad uscire dalle catacombe. Il primo respiro della liberta’ subito spinse tante persone a lottare con coraggio per i loro interessi soprattutto nazionali e religiosi. Dopo le imponenti dimostrazioni che dimostrarono come il movimento per la legalizzazione della Chiesa greco-cattolica ucraina non poteva essere soppresso, l’esistenza delle comunita’ greco-cattoliche fu riconosciuta dalle autorita’ sovietiche alla fine del novembre 1989. Nei mesi successivi, centinaia di parrocchie e di sacerdoti ortodossi dichiarano la loro adesione alla Chiesa greco-cattolica ucraina nei territori della sua tradizionale presenza, cioe’ Ucraina occidentale.
Immediatamente dopo la legalizzazione, i dieci vescovi ordinati nella clandestinita’, iniziavano il ripristino dell’istituzione dei ministeri ecclesiastici soppressi sotto il regime comunista, e fu rinnovato anche l’apostolato educativo, sociale e culturale.
La domenica della Palme del 1991 il capo della Chiesa, il cardinale Lubachivsky torno’ dall’esilio alla sua sede. Nello stesso anno, il 24 agosto venne proclamata l’indipendenza dell’Ucraina e pi? tardi (il 1 dicembre) un referendum stabiliva quello che il popolo aveva deciso: la separazione dall’Unione Sovietica.
In questo periodo di rinascita nazionale e religiosa la Chiesa con il popolo faceva sforzi per curare non soltanto i propri interessi ma anche la rinascita nazionale e la sua identita’, sempre portando avanti il motto: Dio e Ucraina.
La Chiesa greco-cattolica ucraina ? una Chiesa di rito orientale e di lingua liturgica ucraina, presente in Ucraina (vedi Chiesa cattolica in Ucraina) e in altri paesi del mondo, che mantiene la comunione con la Chiesa di Roma, ed e’ considerata una Chiesa sui iuris nell’ambito della Chiesa cattolica.
La Chiesa ha per primate l’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halych la sede della Chiesa e’ stata ufficialmente trasferita dalla storica sede di Leopoli alla capitale Kiev, con conseguente modifica del titolo primaziale, il 21 agosto 2005.
È attualmente retta dall’arcivescovo maggiore Svjatoslav Ševčuk.
prima guidava la Chiesa il cardinale Ljubomyr Huzar.