Giovanni Battista Baiardo
(Genova, primo decennio del XVII secolo – 1657)
Resurrezione
quinto decennio del XVII secolo
L’opera, una delle pochissime pervenuteci di Baiardo, attesta “nel baluginare delle poche e grandi figure” (Cfr. Castelnovi) l’abbandono da parte dell’artista di una concezione naturalistica per una visione più libera e fantastica
Non si hanno notizie certe circa la collocazione originaria della Resurrezione di Giovanni Battista Baiardo, pittore genovese pienamente attivo nella stagione che fa seguito alla morte di Giovanni Battista Paggi (1627) e che vede fiorire e imporsi a Genova l’attività di maestri autorevoli e richiesti. Frescante e pittore da cavalletto, Baiardo si dimostra pittore capace, autonomo e sperimentatore, dotato di una spiccata vena narrativa che egli sa dispiegare con leggerezza, senza rinunciare a una brillante gamma cromatica, stesa con pennellate sottili e filamentose, né a scenografie talora complesse e ardimentose. Nell’elenco dei pittori tassati per il pagamento delle nuove mura del 1630, egli risulta già ben avviato, essendo tassato per lire 22 – come il fratello Bernardo – e assistito da un discipulus, a sua volta tassato per lire 6 (Archivio di Stato di Genova, Camera Governo e Finanze, 2605, 1630); alla stessa data risalgono i suoi primi dipinti individuati dagli studiosi, mentre le sue opere più note e piu celebrate sono documentate fra il 1640 e il 1653 (o 1655). Il dipinto qui in esame, soltanto firmato ma non datato, sembra inquadrabile fra gli esiti più maturi e innovativi dell’attività dell’artista. Molte appaiono le citazioni citazioni tratte dai più accreditati maestri genovesi, come Castellino Castello (Genova, 1578-1649), allievo di Paggi, impegnato nel secondo decennio del secolo nella costruzione di composizioni complicate e compresse, dove le figure, abilmente scorciate e colte attraverso contrastanti controluce, s’incastrano l’una nell’altra, intersecandosi su piani diversi. La tavolozza, i giochi di luce – dai riflessi sulle corazze dei soldati colti di sorpresa, alla luce diafana che irradia dalla figura del Cristo risorto, al bianco spumeggiante del vessillo crocifero –, tuttavia, costituiscono elementi di un linguaggio nuovo e originale e rimandano alle straordinarie esperienze di Giovanni Benedetto Castiglione e di Valerio Castello nell’oratorio di San Giacomo della Marina, datate alla seconda metà del quinto decennio del secolo.
A seguito dei bombardamenti che colpirono la chiesa di Santo Stefano nel 1942, la Resurrezione di Giovanni Battista Baiardo fu ricoverata, come altri dipinti, presso la Soprintendenza ‘alle Gallerie’ di Genova, dove rimase per quasi cinquant’anni. L’opera fu sottoposta a delicati interventi di restauro promossi dalla stessa Soprintendenza nel luglio del 1943 e nel 1989. Tornata in seguito in Santo Stefano, essa subì nel tempo un allentamento della tela e altri danni alla superficie pittorica, abbondantemente imbrattata dal guano di piccioni introdottisi nella chiesa a causa di guasti alle finestre, oggi risolti.
http://www.restituzioni.com/wp-content/uploads/2016/04/2016.cat_.43.pdf