• Tanti gli immigrati con bandiere e fazzoletti dei loro Paesi «Genova ci ha cambiato la vita, preghiamo per chi non ha nulla»

    papa a genovaGENOVA. Un’aquila nera bifronte in campo rosso, ? la bandiera dell’Albania che sventola in piazza della Repubblica. Una delle tante bandiere che non si immaginerebbe vedere sotto la pioggia che fino alle quattro del pomeriggio ha flagellato le quasi 50mila persone in attesa di Benedetto XVI. Sono gli stranieri di Genova, gli immigrati, imuratori, le colf, le badanti il cuore pulsante di questa piazza variopinta che, non appena fa capolino il sole, sventola fazzoletti gialli e rossi. Sono loro che si portano dietro storie, speranze e fede. Una fede sconfinata, senza domande, come difficilmente si trova nel mondo occidentale, disincantato, moderno, relativista.
    Sottola pioggia, in via XX Settembre, compaiono le prime bandiere gialle e azzurre, i colori dell’Ucraina. In piazza si ritrovano, sventolate da uomini e donne in costume nazionale. Sono un centinaio, una macchia di colore. A Genova si ritrovano nella chiesa di Santo Stefano, in via XX Settembre, intorno al loro parroco, padre Vitaliy Tarasenko. Lo hanno fatto anche ieri mattina, di buon’ora, per pregare. «Lo abbiamo fatto per il successo della messa del Pontefice, la pioggia ha lasciato il posto al sole» spiega padre Vitaliy. A queste persone Genova e la Liguria hanno cambiatolavita. «Lavoriamo, riusciamo a mandare soldi a casa, alle nostre famiglie.Magari non riusciamo a fare il lavoro per cui abbiamo studiato in Ucraina, ma ? sempre qualcosa in pi? di quello che avremmo»spiega Helena, ingegnere tessile piegata dalla necessit? ad un lavoro da colf. Applaudono quando
    Oleh Sahaydak, il capo della loro comunit?, con indosso la camicia tradizionale ricamata a mano dalla mamma, riceve la comunione direttamente dalle mani di Benedetto XVI. «Li ho preparati, sono settimane che spiego loro il significato della benedizione dell’apostolo di Dio e lo hanno capito perfettamente aggiunge padre Tarasenko in piazza hanno portato le loro preghiere per la famiglia lasciata in patria».

    ~IL SECOLO XIX~
    ALESSANDRA COSTANTE