• у Генуї згадали Голодомор ’33 України. Вічная пам’ять. A Genova abbiamo ricordato l’Olocausto

    22 листопада у світлиці церкви св.Степана у Генуї відбувся вечір пам’яті невинним жертвам голодомору ’33. Це була нагода пригадати про жахливу сторінку в історії України та приготуватися до днів вшанування пам’яті про загиблих, що заплановані 24-25 листопада. У суботу та неділю відслужаться поминальні панахиди, в часі яких буде запалена пам’ятна свічка, що потім буде продовжувати горіти по помешканнях наших вірних.

    Вшанування голодомору '33 у Генуї 25 листопада 2012 р.

    Holodomor in Ucraina, l’Olocausto sconosciuto

     Holodomor/ Ucraina, l’Olocausto sconosciuto. Morirono oltre 7 milioni di contadini

    di Massimiliano Di Pasquale

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    All’ingresso del Monastero di San Michele a Kiev, sulla sinistra, una piccola esposizione permanente ricorda in ucraino e inglese le vittime dell’Holodomor, il pi? grande e sconosciuto Olocausto del secolo scorso. Se la memoria collettiva ha fatto i conti con la tragica pagina dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, ben poco si sa in Occidente della Grande Fame, la carestia pianificata dal regime stalinista, degli anni ’32-’33.
    Ancora un silenzio incomprensibile, una sorta di vera e propria censura regna su quello che ? stato, unitamente a Chernobyl’, uno dei momenti pi? tragici della storia dell’Ucraina e di tutto il ventesimo secolo.
    L’anniversario di questo evento, che verr? commemorato sabato 25 novembre a Kiev, ? l’occasione per far conoscere questa drammatica vicenda a un pubblico pi? vasto e per trarre alcune conclusioni sull’interpretazione generale del ‘900 in Europa.

    Negli anni dal ’32 al ’33 milioni di contadini ucraini – le cifre parlano di un numero imprecisato oscillante tra 7 e 10 milioni – morirono a causa delle deportazioni, della mancanza di viveri, della deprivazione fisica e dei suicidi provocati dallo squilibrio psichico e dal collasso sociale conseguenti alla collettivizzazione delle campagne da parte di Stalin.

    L’origine dell’Holodomor, termine ucraino che significa “sterminio per fame”, risale al 1929 quando Stalin vara un colossale e ambizioso programma per risollevare le sorti di una stagnante economia socialista. Il piano si articola in due punti chiave: la creazione di una possente industria di Stato e l’istituzione di aziende collettive nelle campagne. Perseguendo l’obiettivo economico della collettivizzazione Stalin mira in realt? a
    raggiungerne un altro ben pi? ambizioso: la distruzione e l’annientamento della classe sociale dei contadini e dei piccoli imprenditori agricoli da sempre ostacolo alla sovietizzazione della societ?.

    Mentre nelle citt? si provvede ad un’industrializzazione forzata in barba a qualsiasi logica economica e all’annientamento dell’intellighenzia dissidente attraverso le purghe, le campagne vengono razziate, il grano,
    confiscato fino all’ultimo grammo, venduto all’Occidente in cambio di valuta pregiata necessaria per finanziare l’industria. Nella primavera del 1933 in Ucraina a causa della fame muoiono 17 persone ogni minuto, 1000 ogni ora, quasi 25 mila ogni giorno.

    Nell’arco di qualche settimana 11 mila villaggi si svuotano completamente. “Un progetto mirato e ben congegnato con un sadismo politico e umano senza precedenti” – cos? lo definisce Oxana Pachlovska, docente di Ucrainistica all’Universit? “La Sapienza” di Roma e fondatrice dell’Associazione Internazionale di Studi Ucraini.
    “In quel periodo la campagna ucraina era presente in maniera massiccia nella vita politica e sociale del paese ed era portatrice oltre che di una tradizione linguistica, famigliare e culturale di una certa filosofia di
    vita. Sterminare tutto d’un colpo questo mondo significava sbarazzarsi dell’Ucraina come fattore nazionale che impediva il consolidarsi della dittatura comunista” sottolinea ancora la Pachlovska parlando degli
    obiettivi di carattere sociale perseguiti dal regime attraverso la Grande Fame.

    Una tesi ormai consolidata presso tutti gli storici che, in tempi recenti grazie al crollo del sistema sovietico, hanno potuto approfondire lo studio di questa drammatica vicenda. A partire da quell’Andrea Graziosi che con il suo libro “Lettere da Kharkov”, pubblicato a met? anni ’80, ? stato il primo in Italia a occuparsi della grande carestia ucraina.
    In un intervento al Convegno sull’Holodomor tenutosi a Vicenza nel 2003, Graziosi afferma come i documenti dei rappresentati diplomatici italiani in Urss sulla carestia del 1932-33, rinvenuti nell’archivio del Ministero degli Esteri, “hanno radicalmente mutato la mia comprensione della storia sovietica e anche il modo in cui guardo al secolo passato”.

    Continua ancora Graziosi affermando che “alla luce del 1932-33 quel sistema ci appare, almeno per una fase della sua storia, come un vero e proprio “impero del male”, pi? che come un “totalitarismo” ideologicamente teso a conquistare e rifondare le coscienze, un impero i cui dirigenti sono condannati senza appello dal loro coinvolgimento in crimini contro l’umanit? di portata straordinaria”.

    Nonostante in tempi recenti l’apertura dell’archivio del KGB ucraino abbia fornito ulteriori prove di questo olocausto, il riconoscimento ufficiale del genocidio ? avvenuto solo da parte di alcuni paesi: Stati Uniti, Canada, Australia, Argentina, Lituania, Georgia, Polonia e Ungheria.
    Oxana Pachlovska, facendo riferimento alla formula dell'”Allied Scheme of History” proposta dallo storico Norman Davies per spiegare i rapporti di comodo tra gli alleati di ieri nella lotta contro il nazismo, chiarisce i
    motivi di questo atteggiamento da parte dell’Occidente.”La ragione fondamentale ? che l’Occidente non ha mai riconosciuto il comunismo alla stregua del nazismo come sistema di sterminio dell’uomo. E
    questo nonostante ci sono state fin troppe voci autorevoli a partire da Hannah Arendt che hanno parlato di equivalenza tra questi due totalitarismi”.

    Un cinico esempio di realpolitik dovuto all’incapacit? della Ue di fare i conti con la Russia e il cui risultato pratico “? quello di considerare le vittime dell’Holodomor come vittime di seconda categoria che non meritano lo stesso rispetto di quelle dell’Olocausto Nazista”. L’augurio ? che Bruxelles e Roma una volta tanto si dimostrino sensibili non solo all’odore del gas ma anche a quello del sangue. L’Europa per essere
    credibile, come soggetto politico che promuove l’integrazione tra i suoi popoli, non pu? continuare a ignorare una delle pi? grandi tragedie del ‘900.